Chiunque riceve in eredità beni mobili, immobili, diritti reali o denaro deve versare allo Stato un’imposta definita come tassa di successione. La tassa di successione di paga soltanto dopo aver presentato all’Agenzia delle Entrate la dichiarazione di successione, che è obbligatoria per tutti i soggetti interessati. Sarà poi la stessa Amministrazione finanziaria a correggere eventuali errori materiali e di calcolo commessi nella determinazione della base imponibile da parte del dichiarante. Poi, tramite un avviso di liquidazione, l’Agenzia delle Entrate notificherà al contribuente a quanto ammonta l’importo della tassa di successione eventualmente dovuta.
Gli eredi pagano l’imposta di successione in maniera proporzionale, a seconda del grado di parentela o di affinità dell’erede. L’ammontare della tassa dipende anche dal valore complessivo dell’eredità sul quale di applicano le aliquote di tasse sulla successione. In particolare le aliquote sono le seguenti:
Per calcolare correttamente l’imposta di successione occorre fare un calcolo della base imponibile del patrimonio oggetto di successione, sul quale poi sarà applicata la tassa. Il valore netto globale dell’asse ereditario è costituito dalla differenza tra il valore complessivo alla data di apertura della successione, dei beni e dei diritti che compongono l’attivo ereditario e l’ammontare complessivo delle passività e degli oneri deducibili. Dell’attivo ereditario fanno parte i beni immobili e i diritti reali immobiliari, le aziende, navi e aeromobili, azioni e obbligazioni, altri titoli, quote sociali, rendite e pensioni, crediti e altri beni come denaro, gioielli e mobili. Le passività deducibili dall’asse ereditario sono invece i debiti del defunto che esistevano da prima dell’apertura della successione, le spese mediche e funerarie, le eventuali imposte pagate a uno stato estero.
Secondo quanto si può leggere sul sito dell’agenzia delle entrate, l’imposta di successione viene liquidata dall’ufficio in base ai dati indicati nella dichiarazione di successione tenendo conto anche delle eventuali dichiarazioni sostitutive. Il pagamento dell’imposta di successione si deve effettuare entro 60 giorni dalla data in cui è stato notificato l’avviso. Scaduto il termine, si incorre nel pagamento di sanzioni e interessi di mora.
L’imposta di successione si può pagare anche versando almeno il 20% dell’importo entro sessanta giorni dalla notifica dell’avviso di liquidazione mentre la parte restante, si può versare in otto rate trimestrali (che diventano dodici per importi superiori a ventimila euro), alle quali si devono aggiungere gli interessi calcolati dal primo giorno successivo al pagamento della tranche iniziale. Le rate scadono l’ultimo giorno di ciascun trimestre. Importi inferiori a 1000 euro non possono essere rateizzati e la decadenza è esclusa in caso di “lieve inadempimento”, e cioè in caso di insufficiente versamento della rata, per una frazione non superiore al 3% e, in ogni caso, a 10.000 euro, oppure per il tardivo versamento della somma pari al 20%, non superiore a 7 giorni. Il lieve inadempimento è applicabile anche al versamento in unica soluzione.
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