Dopo la morte il cervello continua a funzionare. Ci sono studi che sostengono che anche se il cuore si è fermato e ha smesso di sbattere, il cervello continua la sua attività elettrica per circa 7 minuti prima di spegnersi definitivamente. Infatti in caso di intervento sanitario, la morte viene dichiarata tra due e dieci minuti dopo che il cuore ha smesso di battere. Ci sono però alcuni studi che spostano la morte del cervello molto più avanti dei classici sette minuti, addirittura dopo tre ore.
Nessuno sa cosa succede al corpo dopo la morte, ma alcuni studi scientifici sostengono che il cervello si spegne nel momento in cui il cuore si ferma e quindi finisce di pompare sangue e ossigeno in testa. Il cervello quindi resterebbe attivo per 20-30 secondi massimo dopo che il cuore si è fermato ma la corteccia cerebrale (la cosiddetta “parte pensante”) non muore subito, ma continua a rallentare la sua attività in modo costante, e le cellule cerebrali possono addirittura rimanere attive per qualche ora. Secondo questi studi quindi, una persona che è appena morta potrebbe in qualche modo essere ancora consapevole e capire quello che sta accadendo attorno mentre i medici la dichiarano morta. Capire se, e per quanto tempo, il cervello di una persona in arresto cardiaco resta attivo potrebbe essere utile anche per migliorare la rianimazione e prevenire le lesioni cerebrali mentre si tenta di riavviare il cuore del paziente.
Altre ricerche spostano invece la completa morte del cervello ancora più avanti. Secondo alcuni scienziati quando il cuore si ferma il cervello può continuare la sua attività addirittura per tre ore. Questo però non vuol dire che il paziente sia consapevole. Secondo la ricerca infatti pare che anche se il cervello non è più fisiologicamente vivente, in realtà sarebbe un cervello attivo a livello molecolare e cellulare, cioè ancora in grado di ripristinare la funzione neuronale e la circolazione sanguigna anche a distanza di tempo da un arresto cardiocircolatorio. È un’assoluta novità che stravolge l’idea comune che il processo di morte del cervello sia rapido e irreversibile. La scomparsa dei segni di consapevolezza (che avviene circa 30 secondi dopo l’arresto cardiaco) e l’interruzione dell’attività elettrica, sono segni della morte del cervello ma questo studio dimostra che il cervello può avere una certa vitalità residua per poche ore dopo la morte.
Attenzione però. Rilevare attività elettrica al livello del cervello non vuole assolutamente dire che il cervello abbia ancora coscienza. I segnali elettrici riconosciuti dai ricercatori infatti non possono essere ricondotti a normale attività cerebrale e sarebbe escluso che dopo ore dall’arresto cardiaco si possa riportare a coscienza qualcuno che è clinicamente morto. Certamente c’è ancora tanto da studiare, e la ricerca sul cervello andrà avanti per capire esattamente cosa succede all’encefalo dopo la morte. Al momento, anche se è chiaro che una certa attività persiste pure dopo l’arresto cardiaco, non è chiaro se possano essere possibili flussi di pensiero dopo che il cuore ha smesso di battere. L’attività del cervello potrebbe infatti essere puramente biologica, senza alcun coinvolgimento della coscienza né dei pensieri.
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